Il campionato di LegaPro, con tante nobili decadute e altrettante società con parecchi anni di Serie C nella loro storia, regala suggestioni particolari ai tifosi messinesi in quasi ogni giornata prevista dal calendario. Dopo l’incrocio con il Monopoli, ecco, quindi, la sfida con il Benevento in terra campana, che, inevitabilmente, richiama alla memoria un giorno di metà maggio dell’anno di grazia 1986.
L’Acr Messina, guidato da Franco Scoglio, viaggia verso il “Santa Colomba” per disputare la 32^ giornata da capolista del torneo, in condominio con il Taranto a quota 40 (allora, la vittoria valeva ancora due punti). La settimana era stata adeguatamente caricata dalla dirigenza e dai media locali, dopo un pareggio per 1-1, ottenuto, guarda un po’ le coincidenze, proprio sul campo del Monopoli. La trasferta venne affrontata con tutti i mezzi possibili e vennero “requisiti” (ovviamente a pagamento) quasi tutti i pullman disponibili su piazza, per raggiungere lo stadio sannita, costruito a fine anni ‘70 da Costantino Rozzi con una capienza sproporzionata (25.000 posti) rispetto alle tradizioni calcistiche di Benevento, da sempre relegata, al massimo, in terza serie. Gli autobus da 50 tifosi erano gremiti con gente anche in piedi, oltre alle tante autovetture private, a formare un unico serpentone sulla Salerno-Reggio Calabria, dopo la traversata di prima mattina, con i temerari che non rinunciavano all’arancino innaffiato da una birra mentre stava appena albeggiando. Il viaggio sembrava interminabile e il tempo passava tra calcoli in vista delle ultime tre gare di campionato e la netta sensazione che si faceva parte di un popolo, quello giallorosso, ormai completamente soggiogato dal carisma di Franco Scoglio e dalla personalità dei suoi “bastardi”.
All’andata, la sfida con i giallorossi campani era terminata 5-2, con una doppietta di Lunerti a fare il solletico ad un Messina straripante, in cui Franco Caccia impartiva lezioni di calcio, Catalano interpretava alla grande il ruolo di mezzala vecchia maniera, Romolo Rossi picchiava e Antonio Bellopede faceva il libero in modo moderno, così come Nicolò Napoli era un fluidificante di altissimo livello senza trascurare la fase difensiva, Orati e Leonardo Rossi a centrocampo dettavano legge, Diodicibus si faceva il mazzo e Totò Schillaci rappresentava la variabile impazzita fuori dai rigidissimi schemi ai quali era, invece, totalmente devoto Enrico Venditelli. In porta, per buona parte del campionato vi era stato Enrico Nieri, prototipo dell’estremo difensore guascone e un po’ folle, ma, nel rush finale, a causa di un infortunio, Scoglio si affidò al baffuto Enzo Di Palma, elemento di grandissima esperienza che, finita la carriera, divenne una delle colonne dello staff tecnico del Parma che trionfò in Europa.
Tornando a quel 18/05/1986, la classifica recitava così: Messina e Taranto in testa con 40 punti e, terzo, il Barletta a due lunghezze di svantaggio. I biancorossi erano impegnati a Livorno, coinvolto, così come il Benevento, nella lotta per non retrocedere, mentre i rossoblu dovevano affrontare una tranquilla Salernitana.
I più di cinquemila tifosi messinesi arrivarono al “Santa Colomba” in tempo per riempire i due anelli del settore “distinti” e iniziare una serie di schermaglie con il pubblico locale, in minoranza numerica, che accolse gli ospiti apostrofandoli “terroni”, ottenendo come risposta un altrettanto paradossale “terremotati”, regalando un momento di, non si sa quanto consapevole, altissimo umorismo di stampo “british”. La partita visse momenti non particolarmente esaltanti, con il Messina attentissimo a non scoprirsi e il Benevento che, malgrado solo con la vittoria avrebbe potuto sperare in una miracolosa salvezza (poi ottenuta a tavolino), preferiva mantenere il risultato di parità. La gara venne sbloccata al 65’ con una azione manovrata che portò la palla a Catalano nei pressi dell’area sannita, servizio in profondità a premiare il movimento sul filo dell’offside di Schillaci e tiro ad incrociare di destro scagliato da Totò senza pensare, la sua specialità a quei tempi: 0-1 e partita già in cassaforte. Per chi era sugli spalti quel giorno fu una specie di apoteosi: il Messina ritornava in Serie B dopo quasi 20 anni, perché quella domenica il Barletta e il Taranto pareggiarono, portando a 3 punti il vantaggio dei biancoscudati sul 3° posto, con il Cosenza da affrontare al “Celeste” per ottenere la certezza matematica della promozione.
Quel gol al 65’ fu il primo scalino superato dal Messina per ottenere non solo la Serie B, ma soprattutto per dare ai tifosi la certezza che il tempo delle delusioni, dei campionati anonimi era finito e, da allora e per quasi due anni, tutta la città si innamorò di un gruppo di atleti e dirigenti, senza nessuna remora e senza nessun freno. I tempi sono diversi, il momento del campionato è diametralmente opposto ad allora e tantissimi di quelli che quasi trent’anni fa fecero quella trasferta avranno famiglia o saranno diventati nonni. Ma chi, quel 18 maggio 1986 era presente a Benevento, sicuramente, quando vedrà su Sportube (streaming permettendo) le immagini del vecchio “Santa Colomba” ribattezzato “Ciro Vigorito” sentirà correre un brivido lungo la schiena pensando a quel giorno, quando i tifosi messinesi, alla fine della partita, lasciarono lo stadio con il coro possente: “Serie B! Serie B!”.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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