Una spallata su un capovolgimento di fronte. Sembrava praticamente tutto finito, e invece no: ancora manca circa un minuto, e la palla è troppo, pericolosamente vicina all'area di rigore. Sono le 16.54 circa.
Attorno a me è tutto un "FISCHIAAAAAAA", ma non è solo un amichevole suggerimento rivolto al signor Mainardi Marco, che di “professione” fa l'arbitro e ha appena fischiato una punizione dal vertice dell'area di rigore per la Vigor Lamezia in un caldissimo pomeriggio messinese. "FISCHIAAAAAAA" è anche il modo per esorcizzare il timore di una beffa che sarebbe amarissima: dalla curva si alza dirompente una muraglia sonora assordante, un modo semplice e spesso efficace per distrarre gli avversari. E distrarre i lametini è fondamentale in questo momento, dopo una prima frazione giocata a viso aperto e una ripresa all'insegna del contenimento.
La curva lo sa. Fischi di supporto in ogni momento possibile. I secondi 45 minuti di Messina-Vigor Lamezia sono il fedele specchio del sole che batte fortissimo sul San Filippo: qualitativamente inguardabile ma intenso, tanto che non si capisce se il sudore che gronda dalle fronti dei tifosi sia figlio del caldo o della situazione. Tuttavia, si scorre senza emozioni particolari, se non qualche tentativo dei calabresi con un giaguaro Iuliano sempre più benvoluto (nell'occasione della parata sulla punizione di Puccio nel primo tempo credo di aver sentito gente che cercava il numero di telefono del Vaticano per tentare di accelerarne la pratica di beatificazione) e qualche ovazione per il ragazzino con la 9 biancoscudata, che da giovanotto qual è si diverte un mondo a giocare a nascondino con gli avversari ("la vedi la palla? Eh no, non c'è più!").
Però poi, come nei thriller più intricati, c'è sempre quel momento nel finale in cui vorresti andare lì in campo a dire al signor Mainardi Marco, che di “professione” fa l'arbitro e ha appena fischiato una punizione dal vertice dell'area di rigore per la Vigor Lamezia, che certe cose non si fanno mica: "teniamo famiglia, arbitro, e oggi c'è un caldo bestiale: non fischiarla". Ma niente da fare: lui, cocciuto, l'avrebbe chiamata comunque. E al suo fischio corrispondono i nostri fischi. Assordanti, compatti, risolutivi.
Puccio, sempre lui, sulla palla. Il tempo non passa mai. "Oh ma sono le cinque meno cinque... ma quannu finisci?!". La paura c'è, ma la difesa guidata da un pregevole Stefani e un attento Altobello ha dimostrato di saper reggere l'urto, oggi. Fischi e al contempo dita incrociate, la palla di Puccio sembra non voler scendere più; ha sicuramente un altro valore nella storia del Messina, ma la parabola della palla incocciata di testa da Rapisarda mi fa tornare in mente quella del pallonetto di Zampagna in quel Messina-Roma 4-3. Più di dieci anni dopo, in un contesto totalmente differente, spero che il pallone vada da tutt'altra parte: la beffa del pareggio al minuto 95 no, proprio no. I fischi si bloccano per un attimo che dura un'eternità: la palla è in aria, la prospettiva non aiuta. È dentro? È fuori? Chiudo gli occhi per una frazione di secondo, li riapro e vedo che la sfera termina sopra la traversa. È fuori, e il signor Mainardi Marco ha il fischietto in bocca: è finita!
I fischi, interrotti per quel momento, diventano un boato di liberazione, come discesa finale del luna park di emozioni del 94' minuto di Messina-Vigor Lamezia: dal timore, al dubbio, sino alla gloria perché dieci anni dopo (mi si perdoni il collegamento) il pallone ha preso un'altra via. E chissà se Mimmo Giampà, protagonista assoluto di quel pomeriggio, avrà avuto lo stesso flash... di sicuro, per lui, una cosa non è cambiata: nel momento di gioia del San Filippo c'è uno spazio anche per lui, applaudito prima ma sopratutto dopo il match, con il pugno battuto sul cuore e un amore che, seppur relativamente breve, non si cancella.
Si chiude con la corsa sotto la curva, con il sudore speso con soddisfazione, e con una certezza: molto probabilmente non lotteremo per la B, lo si sapeva e va bene così, ma quando i ragazzi danno il 101% anche la sofferenza sotto un sole cocente è quasi piacevole.
Autore: MNP Redazione / Twitter: @menelpallone
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