Ci sono delle frasi fatte nel calcio che, quando vengono pronunciate, fanno scattare campanelli d’allarme nei tifosi o negli addetti ai lavori con maggiore esperienza. Una di queste è “ogni partita che resta sarà una finale”, perché indica uno stato d’animo da ultima spiaggia e poche volte le finali vengono tutte vinte.
Il Messina, ieri, ha vinto la prima delle cinque finali che l’attendevano da qui al 24 aprile, ha raggiunto in classifica il Taranto, che, però, dovrà ancora recuperare tre gare e, sicuramente, vede già il match del 10 aprile al “Franco Scoglio” come la “finale” da portare a casa per ottenere la salvezza ed evitare un suicidio sportivo epocale, visto che i rossoblù ionici alla fine del girone di andata veleggiavano in piena zona playoff con 27 punti e, nel 2022, ne hanno fatti solo 9 in 12 gare disputate.
Ezio Raciti (voto 6,5), nella consueta intervista della vigilia, aveva sottolineato quanto fosse importante puntare a fare più punti possibili, e, al di là delle dichiarazioni più o meno di facciata, in effetti, con ancora 4 tappe da fare prima della fine della stagione regolare, il suo Messina non ha alternative a cercare il risultato pieno in ogni gara, per sperare di evitare i playout. Contro il Latina, il tecnico catanese di nascita sceglie di affidarsi ad alcuni elementi di esperienza e l’andamento della gara lo premia, sia per la prestazione collettiva che per quella dei singoli chiamati in causa. Si voleva un Messina più cattivo e determinato, la prova contro il Latina conferma le aspettative, perché i giallorossi lottano in ogni zona del campo, finalmente determinati sulle seconde palle, non continuano a ruminare possesso palla sterile ma si affidano anche alle sponde ed alla fisicità dell’attaccante centrale, oltre a sfruttare l’opzione Morelli come esterno di destra per creare superiorità e mettere palloni invitanti al centro dell’area avversaria. Altro punto a favore, la maggiore cattiveria e determinazione vista sui calci piazzati ed i corner, un atteggiamento da coltivare e ripetere in gare da dentro o fuori come quelle che attendono i giallorossi.
Nelle vittorie ottenute con il collettivo come quelle di ieri, può essere difficile individuare il migliore in campo, ma, invece, uno dei fattori determinanti del risultato, in questo caso, è identificabile con un nome e cognome: Raffaele Russo (voto 8). Il numero 7 gioca una gara da “numero 7” vecchia maniera, puntando l’avversario diretto con continuità, arrivando sul fondo diverse volte e confezionando l’assist decisivo, oltre a sacrificarsi in copertura nei minuti finali, quando serviva evitare la beffa.
Un altro elemento determinante negli 80’ in cui il Messina ha il predominio netto è Morelli (7,5), finalmente restituito al suo ruolo naturale, con pochi pensieri in fase difensiva, può dedicarsi alle proiezioni offensive e la sua presenza dà ossigeno ad una manovra apparsa asfittica nelle gare in cui i giallorossi devono creare gioco. Il gol ottenuto con caparbia e fiuto da attaccante non è ripetuto nella ripresa, quando il terzino livornese preferisce tirare addosso ad Esposito sdraiato sulla linea di porta, piuttosto che appoggiarla in fondo alla rete.
Raciti si affida agli uomini più navigati che rispondono tutti presente. Camilleri (6,5) pur non essendo al top della condizione, si affida al mestiere nel controllare Jefferson e Carletti, chiude le iniziative ospiti, e, forse, deve ancora registrare il piede per indovinare uno dei lanci provati più volte, ma sempre fuori misura. Peppe Rizzo (7) si mette davanti alla difesa a spezzare i tentativi nerazzurri, riconquistando palla per poi distribuirla ai compagni, che incita e sprona per tutti i 96’ di gioco. Piovaccari (7) lotta con generosità, sfiora il gol in due occasioni, fa da esempio a tutti i compagni per agonismo, determinazione, voglia di ottenere il risultato. Statella (6,5) è meno appariscente rispetto agli altri “vecchietti”, però svolge il suo compito con dedizione e, con un tiro sporchissimo, coglie il palo, sprecando di un soffio il raddoppio.
Nemmeno gli “under 30”, però demeritano, perché tutti danno qualcosa in più, come più volte richiesto in questo campionato, non sempre avendo buoni riscontri.
Lewandoski (6,5) chiude l’unica occasione avuta dal Latina nel primo tempo, opponendosi con buona tecnica, in uscita, a Jefferson, fa correre un brivido svirgolando un passaggio indietro che rievoca i fantasmi della gara col Monopoli, nella ripresa non viene mai sollecitato. Il capitano Carillo (6,5) non perde un duello aereo, limita di molto i possenti attaccanti nerazzurri, ma ha un black out sulla chance concessa a Carletti che poteva costare carissimo. Fazzi (6,5) tiene bene la sua zona in copertura, ma si propone anche in avanti con buon piglio, da riproporre nelle prossime sfide. Damian (6,5) alterna buone giocate e grinta nei contrasti a eccessi nel provare dribbling impossibili o conclusioni affrettate, mentre deve evitare di strafare e incanalare nei giusti binari la sua immensa voglia di contribuire alla salvezza del Messina. Fofana (6,5) a volte va fuori giri, però cerca sempre di rimediare ed alcuni suoi recuperi palla mettendoci fisico e tempismo sono garanzia di qualità sempre a buoni livelli.
Buono anche l’apporto dato dai cinque elementi chiamati dalla panchina. Celic (6,5) si fa trovare prontissimo quando subentra a Camilleri, facendo diga negli ultimi 25’, Goncalves (6) si impegna a rincorrere e contrastare gli avversari più che a incidere in attacco, ma fa bene ad adattarsi al momento della partita, così come Trasciani (6) e soprattutto Simonetti (6), finalmente impiegato in una zona di campo più consona alle sue caratteristiche, ma comunque vivo e pronto alla battaglia. Infine, Busatto (6), subentrato a Piovaccari e bravo a pressare i difensori avversari e proteggere qualche lancio dalle retrovie quando serviva far respirare i compagni.
Chiusa la pratica Latina, però, adesso gli uomini di Raciti dovranno concentrarsi al massimo e lavorare sodo per tutta la settimana, puntando con le giuste motivazioni e la massima determinazione alla sfida di domenica prossima sul campo della Fidelis Andria. Una chance unica per vedere davvero più vicina la salvezza diretta, un obiettivo che, una volta ottenuto, dovrà essere valorizzato realmente come una impresa sportiva. Ma non è tempo di bilanci, serve impegnarsi sul campo per fare i risultati, il resto sono solo chiacchiere.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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