Il centrocampo è il sistema nervoso di una squadra di calcio ed il Messina, proprio in questo reparto, ha avuto gli elementi di livello migliore, non sempre, però, in grado di fornire il massimo rendimento contemporaneamente.
Sono stati 7 i centrocampisti impiegati durante la stagione, con i diversi moduli applicati, dal 4-4-2 o 4-2-4 al 3-5-2, fino al 4-3-3 trasformabile in 4-5-1 o in 4-2-3-1.
Lamine Fofana (23 anni, 36 presenze, 2817’, 3 gol e 4 assist, media voto 6,5) – L’ivoriano, cresciuto nel Carpi e passato per Savona e Fermana, gioca a Messina forse la sua migliore stagione, imponendosi come uno dei migliori interpreti del ruolo di centrocampista centrale nella categoria. Macina chilometri, recupera decine di palloni, chiude le linee di passaggio avversarie e propone gioco, segna e fa segnare, dando l’anima in ogni gara. Anche lui ha un impegno con la maglia giallorossa per la prossima stagione, ma vedremo quali saranno gli sviluppi in sede di mercato, perché meriterebbe una chance tra i cadetti. Kantè e porta la croce
Filippo Damian (26 anni, 32 presenze, 2369’, 1 gol e 1 assist, media voto 6) – Stagione altalenante per il numero 10 di Castelfranco Veneto, miglior colpo di mercato del ds Argurio, ma mai assurto al ruolo di leader in campo e fuori che gli veniva accreditato dal curriculum. Nella prima parte del campionato si arrovella nella frustrazione e nei dubbi, poi accetta la sfida e dà il proprio contributo alla salvezza, pur senza brillare. Da rivedere in un contesto più strutturato, anche se apprezzerà, da ragazzo intelligente qual è, il valore aggiunto del suo anno in riva allo Stretto. Part time lover
Lorenzo Simonetti (25 anni, 26 presenze, 1489’, 1 gol e 1 assist, media voto 5,5) - Prodotto del vivaio livornese, poi preso in carico dal Parma, nelle primissime partite sembra un calciatore di alto livello per la categoria, pronto a dare un grosso contributo alla causa, segna all’esordio sia in Coppa che in Campionato, affina l’intesa con l’amicone Damian in campo e fuori. Poi si inceppa a Monopoli, si fa male a Picerno, torna in pista quando arriva Capuano e trova abbastanza spazio, ma raramente nel suo ruolo naturale di mezzala con capacità di inserimento. Infine, con l’arrivo di Raciti in panchina, gioca l’ultima partita da titolare in casa contro il Picerno, poi qualche scampolo di gara quasi mai decente se non nei 15’ finali contro il Potenza. Malinconico
Iulius Andrea Marginean (20 anni, 21 presenze, 978’, 4 gol e 1 assist, media voto 6,5) – La sorpresa più lieta e il mistero più grande di questa stagione. Capitano della Primavera del Sassuolo, dove, in due stagioni, aveva firmato 12 gol, conquistandosi il posto nella nazionale Under 20 rumena, colleziona 90’ in 5 presenze con Sullo e solo 9’ quando sulla panchina c’è Capuano, inducendo la società proprietaria del cartellino a predisporre la sua partenza durante il mercato invernale. Invece, entra in campo con il Catania e segna, continua contro la Paganese sciorinando una partita memorabile, così come a Palermo, diventa una pedina fondamentale per dare forza, carattere e qualità al centrocampo giallorosso. Nella parte finale si diradano, purtroppo, le sue apparizioni in biancoscudato, ma intanto diventa titolare nella Under 21 del suo Paese. Ha la testa per fare grandissime cose nel suo futuro. Predestinato
Peppe Rizzo (31 anni, 11 presenze, 819’, 1 gol, media voto 6) – Dopo avere girovagato in tutta Italia, veste la maglia giallorossa è il caso di dire finalmente, visto che, da almeno un paio di stagioni, si avvicinava al Messina per poi trovare ingaggi migliori da altre parti, ma sempre in C. Inizio non proprio incoraggiante perché con Picerno e Palermo gioca due tempi in tutto, con difficoltà, stoppato dal Covid per 4 turni, fino ai 9’ finali con il Campobasso, per poi farsi squalificare con un giallo preso nella gara persa in casa ad opera del Catanzaro. Raciti lo responsabilizza nelle ultime 3 tappe decisive e lui lo ripaga con il gol salvezza segnato al Taranto. Il suo contratto col Pescara è in scadenza, chissà se sarà lui a guidare in campo un Messina più ambizioso il prossimo anno. Al centro del villaggio (non solo CEP)
Amara Konate (23 anni, 24 presenze, 765’, media voto 5,5) – Oggetto del desiderio anche del precedente responsabile area tecnica Cocchino D’Eboli, approda al Messina con alle spalle le esperienze a Rieti e Perugia, ma non riesce quasi mai ad imporsi, restando invischiato negli equivoci nati dai cambi di allenatore. Sullo lo utilizza relativamente poco, Capuano lo considera più avanti degli altri nel comprendere i suoi arzigogoli tecnico-tattici-filosofici, avendolo avuto già a Rieti, Raciti gli ritaglia il ruolo da centrocampista utile quando serve avere maggiore peso fisico. Il guineano si mette disciplinatamente a disposizione, ma chissà cosa gli resterà di questa annata in giallorosso. Lost in confusion
Mattia Matese (20 anni, 2 presenze, 32’, media voto 6, di incoraggiamento) – Ha giocato pochissimo, perché, proprio nella gara in cui aveva fatto vedere grandi cose, contro il Palermo a Vibo, rimane vittima di un infortunio al ginocchio che lo porta all’intervento chirurgico e ad una lunga riabilitazione. Il suo disappunto fin quasi alle lacrime per non essere riuscito ad entrare in campo nella gara conclusiva contro la Turris, testimonia la grandissima voglia del ragazzo di coronare, almeno con questa soddisfazione, i sacrifici legati al recupero. Gli auguriamo di farlo a partire da luglio, sempre in giallorosso, perché un giocatore versatile come lui, adattabile anche come trequartista, sarebbe servito tantissimo al Messina di quest’anno e sarà utilissimo anche nella prossima stagione. Non mollare mai
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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