Resta malinconicamente ultimo il Messina anche dopo la sfida al “Ceravolo” contro la squadra forse più forte del campionato, insieme a Pescara e Crotone, ma restano tanti interrogativi inquietanti sul modo in cui arriva la quarta sconfitta su 5 partite giocate. Il calcio è uno sport nel quale il risultato viene determinato dalla capacità di stare in campo con la stessa intensità e attenzione per tutti i 90’, oltre alle varianti rappresentate dal caso e dalla qualità degli interpreti.
Il Messina, in questo primo scampolo di stagione, ha dimostrato di avere delle grosse lacune di organico, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche sotto l’aspetto caratteriale e della personalità, carenze non derivanti solo dalla giovane età media di questa rosa costruita in due mesi dal ds Marcello Pitino, sotto le indicazioni del tecnico. Perché quelli nati prima del 2000 non sembrano in grado di essere leader in questo gruppo, almeno all’interno del rettangolo di gioco e, fino ad oggi, in nessuna delle gare disputate, il Messina ha mai dato l’impressione di potere portare a casa i 3 punti, nemmeno contro la Viterbese, quando i laziali, seppure con evidenti problemi di equilibrio, hanno creato diverse chance per arrivare al pareggio prima del gol giunto negli ultimi minuti. È vero che il calendario ha assegnato ai giallorossi sfide contro avversari di alto livello, ma quelle difficoltà di ordine tecnico, caratteriale e di personalità sono apparse evidenti oltre le differenze di caratura.
Quella di ieri sera era una sfida contro una squadra che può vincere contro tutti in questo girone, ma essersi consegnati all’avversario restando nella fase contemplativa di cotanta potenza e superiorità è comunque avvilente per chi segue il Messina da decenni, che siano tifosi o addetti ai lavori. In questi casi si dice che bisogna archiviare la sconfitta e guardare subito alle prossime sfide, però occorre una riflessione serissima in tutto l’ambiente, in tempi molto brevi, per evitare il ripetersi di loop negativi già visti nel calcio messinese in questi ultimi 14 anni di precarietà.
L’esame della partita di Catanzaro vale poco in rapporto a quello che deve accadere nel prossimo mese di ottobre, quando ci saranno partite da vincere e non programmazioni o esercizi zen di pazienza. Quindi, sarebbe il caso che mister Auteri termini la fase degli esperimenti e individui un assetto definitivo in base agli uomini a sua disposizione, a partire dalla difesa, anche ieri stravolta negli uomini e nelle loro posizioni in campo, per poi passare ad una seria revisione dell’atteggiamento di tutto il resto della squadra, altrimenti si rischia di adagiarsi tutti nella mediocrità, in attesa di una riscossa sempre rimandata nel tempo. Questa dovrebbe essere la priorità di tutto lo staff dirigenziale e della proprietà che non serve si abbandoni a sfoghi ma deve attivarsi per agevolare le soluzioni dei problemi.
L’impari sfida con il Catanzaro non ci esime dal fare le valutazioni ai singoli, anche se verrebbe voglia di stendere un velo pietoso su questa rosa che, ricordiamo, alla fine del mese di settembre, è ancora “da verificare”.
Gaetano Auteri (5) ripropone il 4-3-3 monco con terzini bloccati, l’idea sembra tenere a galla il Messina, ma dura solo un quarto d’ora e la sblocca un errore marchiano del suo portiere Daga (4) imperdonabile perché rende perfettamente inutile tutto l’apparato tattico e la preparazione mentale di questa gara ed a nulla serve la parata, anche piuttosto casuale, con cui l’estremo difensore impedisce a Verna il raddoppio già nel primo tempo. La difesa sbanda sotto i colpi degli attaccanti catanzaresi, che fanno il bello e il cattivo tempo sulle corsie così come per vie centrali, rendendo poco utile la presunta diga arretrata. Non arrivano chissà quanti tiri dentro la porta, ma solo perché ci si occupa più della copertura sulla conclusione rispetto alla chiusura degli spazi, obiettivamente improba contro quella batteria di bomber. Konate (5,5) non fa errori particolari, si applica con diligenza ma non gli si può dare la sufficienza se Vandeputte, suo avversario diretto, segna due gol, pur non avendo colpe specifiche. Trasciani e Camilleri (5 per tutti e due) si sbattono, fanno svarioni e recuperano, ma non danno mai la sensazione di essere realmente sul pezzo, mentre Ferrini (5) galleggia in una zona di campo palesemente inadatta alle sue caratteristiche e, nel primo tempo, mortifica quei tentativi di manovra offensiva ai quali un esterno deve essere in grado di partecipare per dare pericolosità. A centrocampo brilla solo Marino (6,5), seppure anche lui, alla distanza, si arrende alla manifesta inferiorità della squadra in maglia nera (ma queste divise nuove non arrivano mai solo al Messina?), mentre si deve registrare la prova sottotono e fuori giri dei suoi compagni di reparto. Fiorani (5) gira a vuoto e perde troppi contrasti, Fofana (5) non trova la posizione e, sembra, in alcune situazioni, nemmeno la voglia di fare di più. Iannone (5) scocca il tiro più pericoloso del Messina al “Ceravolo”, che avrebbe potuto portare al pareggio quasi immediato, però poi si perde nei suoi dribbling o nella difficoltà ad arrivare alla conclusione o alla rifinitura decisiva. Meglio Catania (6), unico vero pensiero per la difesa catanzarese nel primo tempo, che si rivede solo a risultato ampiamente acquisito in prossimità del triplice fischio. Infine, il più grande mistero di questo inizio di stagione nelle fila del Messina che risponde al nome di Ibou Balde (4), vero e proprio pupillo di mister Auteri che non lo sostituisce mai, nemmeno quando dimostra, per l’ennesima volta, di non essere un attaccante centrale, seppure nella versione piuttosto caricaturale del “falso nueve”, chiave dei meccanismi offensivi nelle idee di gioco del tecnico di Floridia. Certo, dando una occhiata alla panchina, non è che Auteri possa pescare chissà quali bomber, ma l’unica speranza è che l’ostinazione con cui il mister continua a puntare sullo spagnolo-senegalese si riveli una intuizione quasi profetica, magari in un futuro abbastanza vicino da consentire la risalita in classifica.
Le presunte “forze fresche” entrano in campo quando già si è sul doppio svantaggio, ad eccezione di Davis Curiale che, in 37’ incluso il recupero, è catalogabile alla voce “non pervenuto” se non per un cartellino giallo preso senza alcun senso logico. Gli altri tre subentrati non fanno vedere nulla di rilevante, ma bisogna valorizzare anche le briciole e, quindi, auguriamoci che il ritorno tra i vivi di Fazzi e Versienti e l’esordio di Mallamo in divisa nera siano di buon auspicio per i prossimi cimenti, a partire da sabato prossimo quando al “Franco Scoglio” arriverà un cliente non proprio semplice, il Giugliano neo promosso reduce da un sonoro 4-1 sulla Turris forte di 8 punti, di un attaccante in forza da 3 gol segnati in 4 partite disputate che risponde al nome di Federico Piovaccari, classe 1984, e di altri elementi di spessore. Ma il Messina, adesso, deve iniziare a correre, perché non basta essere competitivi nelle dichiarazioni del dopo gara, serve esserlo in campo, soprattutto con i risultati.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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