Usd Provinciale in festa per l’importante traguardo del suo presidente. Proprio oggi Nino Summa compie 80 anni e la società rossonera, con in testa il figlio Lino, gli ha voluto dedicare un pensiero speciale: “Facciamo gli auguri al nostro Nino Summa per la sua ricca e lunga esperienza di vita, intensa e piena di soddisfazioni”.
Quello di Summa e del Provinciale è un legame duraturo, fatto di emozioni vere e di lunghi anni trascorsi insieme, con l’ex attaccante classe 1940 diventato uno simbolo rossonero, prima da giocatore e ora da presidente.

Da qualche anno la famiglia Summa ha rifondato lo storico club del rione sud di Messina che, fino a 40 anni fa, era una delle realtà più belle e prestigiose del panorama calcistico cittadino: «Questo è un momento importante per lo sport, il sociale e per aiutare tanti giovani. Sono sempre stato interessato allo sport e al calcio e darò sempre tutto. Per questo è nato il Provinciale», ha dichiarato Nino Summa, che ha ancora un sogno legato al suo club: «Vorrei assistere a un’altra promozione della squadra. Provinciale e il Provinciale sono sempre nel mio cuore e sarebbe la ciliegina sulla torta».
L’attuale presidente fu uno dei simboli e dei migliori giocatori della squadra: «Ho vissuto stagioni fantastiche e proprio con il Provinciale ho ottenuto la convocazione a Coverciano con la Nazionale Italiana Dilettanti. Una emozione che mi dà ancora i brividi».

Ma prima del rossonero, la carriera di Summa iniziò con il giallorosso dell’Acr Messina quello della prima promozione in Serie A. Un giovane talento che sfiorò il massimo campionato: «Ho giocato con il Messina dal 1956 e ci rimasi fino al 1963, quando fummo promossi in A. Ero nella squadra che fece il ritiro a Montecatini e ho giocato in Coppa Italia con il Napoli prima di andare via».
Una scelta dettata dalla voglia di giocare con continuità e da un regolamento che, allora, non prevedeva sostituzioni: «Con il calcio di oggi non sarei mai andato via», ha aggiunto Summa con qualche rimpianto perché indossare la maglia della squadra della propria città in Serie A non è certo da tutti. La sua carriera prese poi la strada di Viareggio (su consiglio, poco positivo, di Eugenio Fascetti), Locri, il primo arrivo al Provinciale, poi Nissa, Milazzo, Calatabiano, Giarre e nuovamente Provinciale. Una questione di cuore, non solo verso la società rossonera, ma soprattutto «per amore di mia moglie ho rifiutato altre proposte». Tra cui Palermo o San Benedetto del Tronto, ma non si allontanò mai dal calcio, fino a 42 anni quando giocò le ultime stagioni con l’Intergazzi: «Accettai la proposta di un amico fraterno come Peppino Bavastrelli. Anche se da milanista non volevo perché usava le maglie neroazzurre, ma per me passò al bianco», è il simpatico aneddoto ricordato da Summa che, nella sua lunga esperienza da sportivo, mai avrebbe immaginato l’attuale scenario. Il calcio fermo causa virus e due squadre che, in città, lottano tra loro: «Fermarsi è un danno enorme, non solo per motivi economici. Il calcio non porta il virus, ma sono altre situazioni e atteggiamenti irresponsabili come non indossare la mascherina. Così come non lo portano neanche le scuole». Acr ed Fc? «Dovrebbero mettere da parte l’orgoglio e potrebbero creare un’unica squadra. È questo il senso di Associazione Calcio Riuniti».

Sezione: Fuori Campo / Data: Lun 23 novembre 2020 alle 15:18
Autore: MNP Redazione / Twitter: @menelpallone
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