Tutte le traduzione latine dei Vangeli recano la frase Nemo propheta in patria, ovvero "nessuno è profeta nella (propria) patria". La locuzione, applicata in seguito a qualsiasi campo, ha sempre avuto una grande risonanza nel mondo del calcio, nel quale in pochi sono riusciti ad affermarsi nell’ambiente di provenienza. Di tutto questo, però, sembra non curarsi Gianluca Catania, giovanissimo tecnico della Ciclope Bronte che, alla guida della squadra della sua città, ha appena vinto il campionato di Prima categoria. I tifosi del Messina, ne siamo certi, ricorderanno l’attuale allenatore della compagine bianconera, il quale ha indossato la biancoscudata per 21 partite tra il 2010 ed il 2011, mettendo a segno 5 reti.

Discreto e modesto, nonostante il grande risultato conseguito, Catania ha ripercorso alcune tappe della sua nuova vita ai nostri microfoni: “Il mio percorso da allenatore ha avuto inizio come sfogo naturale alla carriera da calciatore. Ho avuto parecchie chiamate da settori giovanili di squadre importanti, ma ho preferito iniziare questa avventura nel mio paese. Mi trovo molto bene in panchina, anche perché sono costantemente aiutato da un gruppo di persone che mi sono molto vicine, anche se mi rendo conto di quanto sia difficile gestire un gruppo”.

I numeri del campionato la dicono lunga sull’impresa della capolista, capace di vincere 18 partite su 23, realizzando 72 gol a fronte dei 19 subiti: “Le statistiche dicono che è stata una cavalcata trionfale, anche se posso assicurare che abbiamo passato momenti di difficoltà. Abbiamo deciso di adottare una politica particolare, in sede di costruzione di organico, puntando solo su ragazzi del luogo, senza nessun rimborso spese. Secondo noi, il calcio, in queste categorie, deve essere pura passione. La nostra vittoria, inoltre, nasce da un percorso iniziato da un paio di anni e questo è stato il giusto epilogo al nostro lavoro. Alla festa promozione, inoltre, erano presenti più di 2000 spettatori… possiamo tranquillamente affermare che, a vincere, è stato davvero tutto il paese”.

La forza del collettivo e un ambiente appassionato, nel calcio, rappresentano un mix perfetto, anche se i singoli spesso rappresentano un valore aggiunto di inconfutabile importanza: “Si, anche per noi è stato decisivo il collettivo ma, se devo indicare dei singoli, non posso esimermi dal citare Ruffino e Saccullo, capaci di realizzare ben 48 gol in due, più della metà del totale della squadra. Decisivi, però, sono stati anche il capitano Walter Saitta e il portiere Gangi”.

Tra le tante esperienze, nella sua lunga carriera da calciatore, l’allenatore brontese ricorda con particolare affetto quella passata in riva allo Stretto, ironizzando anche sulla sua carta d’identità: “E’ sempre piacevole ricordare i momenti trascorsi a Messina. I tifosi mi volevano molto bene, nonostante il mio cognome! Quella biancoscudata è una maglia che ti resta attaccata alla pelle, soprattutto per il calore che trasmette la gente. Mi porto dietro uno splendido ricordo, soprattutto dei primi sei mesi, nei quali, nonostante le mille difficoltà, riuscimmo a fare uno splendido girone di ritorno. Mi sentivo apprezzato da tutto l’ambiente e, in particolare, ricordo il mio gol contro il Marsala, su calcio di punizione. Al termine del match venni accostato a Enrico Buonocore… un paragone che mi inorgoglì parecchio, essendo un calciatore che, da giovane, apprezzavo molto”.

Proprio per i motivi elencati, Catania conosce molto bene la situazione peloritana: “Seguo assiduamente il Messina e, quest’anno, ho particolarmente apprezzato lo splendido lavoro svolto da mister Modica. Auguro alla società, ma soprattutto ai tifosi, di trovare la continuità giusta per tornare ai livelli che competono ad una piazza come Messina”. Un legame forte, seppur costituito in pochi mesi, che ha lasciato la voglia di tornare a indossare i gloriosi colori peloritani: “Mi piacerebbe tornare a Messina, magari nelle vesti di allenatore. Naturalmente ho ancora tantissimo da imparare per crescere in questo nuovo ruolo”.

Sezione: Erano a Messina / Data: Mer 18 aprile 2018 alle 19:20
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @menelpallone
vedi letture
Print