Pietro Lo Monaco carica su di sé le pressioni del derby alle porte, lo fa come nel suo stile, elogiando la sua squadra senza lesinare qualche provocazione agli avversari. Messina-Catania non fa eccezione. Sulle iniziative proposte dalla nuova proprietà giallorossa per caricare l'evento e sulla gara esordisce così: “Il Catania ha qualcosa in più a livello di organico, loro cercano di eliminare il gap con le cosiddette tensioni pre-partita. Non siamo degli sprovveduti, sappiamo perfettamente che ambiente troveremo e ce l'andremo a giocare al meglio, mi auguro che sul piano psicologico le ultime due partite, soprattutto la penultima, non abbiano lasciato degli strascichi perché ad Agrigento abbiamo perso non male, in una maniera crudele, che più squallida non si può. La sfida era iniziata bene, per venti minuti gli avversari non sono usciti dall'area, siamo andati in vantaggio e ad un certo punto si è spenta la luce e abbiamo consegnato tre punti agli altri. Ci ha fatto più male dell'aver perso. Noi dobbiamo giocarcela, da un punto di vista delle tensioni, ad armi pari con il Messina, poi il campo dirà chi ha meritato di più o meno”.

A Messina non ha lasciato un buon ricordo, ma va fiero del suo operato e chiarisce: "Più che vincere non si può fare, sono arrivato con una società praticamente fallita che non si poteva iscrivere al campionato Dilettanti e subiva un passivo di 900 mila euro di debiti. Io l'ho presa, abbiamo vinto due campionati di fila e ho lasciato la squadra in Lega Pro, aldilà di quello che dicono, perché prima dello spareggio con la Reggina, l'Acr già sapeva che sarebbe rimasto in Lega Pro. L'ho lasciato con una situazione debitoria di 600 mila euro, sono numeri".

Rispetto all'esperienza di Franco Proto ai primi passi, in risposte alle dichiarazioni dei giorni scorsi dello storico presidente dell'Atletico Catania, Lo Monaco punzecchia: “Non sono un vincente, non ho vinto tutti i campionati di Proto, solo dodici nella mia carriera e non ai suoi livelli, li ho vinti in D, in C1, in C2 e in B, penso che casualmente per dodici anni abbia fatto queste cose. Ognuno può dire quello che vuole, ma la storia parla per noi e nessuno può cambiarla. Dovunque io sia stato ho cercato di fare il mio lavoro con la piena responsabilità, cercando di crescere l'azienda. Mi è capito in diverse piazze, in altre non ho avuto il tempo. A Genoa sono stato 37 giorni, a Palermo 3 mesi e me ne sono andato io strappando dei contratti...a Messina ho vinto e me ne sono andato dopo averci rimesso, senza prendere un euro. Le chiacchiere stanno a zero”.

E ora? "A me interessa solo il Catania, è l'unica cosa che ho nella testa, forse sarà l'ultima sul piano professionale perché non so quanto tempo ci metteremo. Mi auguro che la società trovi le risorse per ripianare le carenze finanziarie e che a breve ci si potrà riappropiare del territorio e riportare questa squadra in Serie A".  

Ultima battuta sugli ex: "Anastasi  e Silva ci fa piacere che si siano inseriti bene, perché sono ancora giocatori di proprietà del Catania. Pozzebon? Credo che abbia fatto bene a Messina, poi ha preso una scelta di carriera ma d'accordo con la sua società perché quando si cede si deve avere il consenso di chi lo da, è chiaro che se scattano delle molle a livello psicologico può saperlo solo l'individuo".

Sezione: Avversarie / Data: Ven 24 febbraio 2017 alle 13:40
Autore: MNP Redazione / Twitter: @menelpallone
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