Dopo tanta sfortuna e qualche errore marchiano, il Messina è riuscito a regalare la prima gioia al proprio allenatore. Il 3-0 casalingo contro il Gela, maturato in virtù della doppietta dagli undici metri di Genevier e della rete di Cocimano, è giunto dopo la sconfitta di Torre del Greco ed il pareggio a reti bianche contro il Locri, nel quale Gambino ha fallito il rigore della possibile vittoria. Il gruppo di Biagioni, però, dovrà immediatamente tornare al lavoro, per preparare il la sfida infrasettimanale contro il Città di Messina.

Impegno non facile, sia per l’abilità degli uomini di Furnari nell’imbrigliare gli avversari, sia per la componente emotiva che questa sfida può generare nell’ambiente. La parola “derby”, però, suona come esagerata, per una sfida che, in un’altra città, non si sarebbe neanche disputata. In estate, infatti, sono stati versati fiumi di parole sulla scelta insensata di mantenere due compagini in serie D, in una realtà calcisticamente depressa come quella peloritana. A poco sono servite, però, le aperture della “famiglia CdM”, pronta a sposare il progetto dell’Acr Messina: il presidente Sciotto, infatti, ha ben pensato di chiudere le porte alla fusione, impegnato com’era nella scelta di innumerevoli progetti tecnici morti nello spazio di mezza giornata.

Quel che è stato, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti. L’Acr di Biagioni, chiamato a sostituire Infantino, si trova in quart’ultima posizione, appena due lunghezze sopra il Città di Messina che, dignitosamente, prova a raggiungere un miracolo chiamato salvezza. Domani pomeriggio, pertanto, i due allenatori penseranno a racimolare punti vitali, lasciando ai (pochi) romantici l'idea di supremazia cittadina.

Nonostante la recente fondazione della squadra di Lo Re, nata nel 2010 dal cambio di denominazione del “vecchio” Camaro, le due squadre peloritane si sono già incontrate in campionato, nella serie D 2012/13. Sono passati solamente sei anni ma, gli umori della piazza biancoscudata, infatuata da un nuovo “messia”, apparivano diametralmente opposti agli attuali. La famiglia Lo Monaco, infatti, deteneva la proprietà dell’Acr e, senza ritegno alcuno, millantava il ritorno dei giallorossi nelle categorie di appartenenza. Di contro, il giovane Città di Messina, guidato dal compianto Giampiero De Leo, provava a consolidarsi come una realtà della città dello Stretto. Alla fine dell’anno, a spuntarla saranno i giallorossi dell’Acr, promossi tra i professionisti dopo un’appassionante duello con il Cosenza. Spumeggiante, comunque, il campionato del Città di Messina, giunto quarto grazie a calciatori di livello come Citro, Saraniti, Tiscione ed Assenzio.

La sfida d’andata, disputata allo Scoglio il 30 settembre 2012, si concluse sul risultato di 2-1 per gli uomini di Catalano, che guadagnarono il doppio vantaggio grazie alle reti di Parachì e Chiavaro. Rimasti in 10, i padroni di casa subirono la reazione del Città di Messina, che accorciò le distanze con Saraniti e sfiorò il pareggio con Assenzio. Il ritorno, invece, venne disputato al Celeste, davanti ad una cornice di pubblico commovente, assiepata in curva Sud come ai tempi di Massimino e Aliotta. La sfida si concluse sullo 0-0, soprattutto grazie alle parate di Ettore Lagomarsini, che si superò fermando il funambolico attacco “ciddiemmino”.

All’inizio di quest’anno, come i tifosi ricorderanno, le due squadre si sono fronteggiate in coppa Italia: una rete di Petrilli, da poco arrivato alla corte di Sciotto, ha deciso la sfida del Franco Scoglio davanti ad uno sparuto pubblico.Mercoledì, pertanto, i tifosi messinesi saranno costretti ad assistere ad un'altra strana sfida, nella speranza di ritrovare, al più presto, quella normalità che sembra aver abbandonato queste terre.

Sezione: Amarcord / Data: Mar 13 novembre 2018 alle 11:00
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @menelpallone
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