Sei corridori in un minuto e mezzo. Sinonimo di spettacolo ma anche di energie ridotte al lumicino. La graduatoria è in balia dell’incertezza, mentre, il Giro finisce a Milano e, mai come quest’anno, tale frase non è ridondante dichiarazione di circostanza. Nella tappa con arrivo a Piancavallo succede di tutto ed al suo epilogo oltre a Mikel Landa, primo sul traguardo, il vero vincitore sarà chi avrà salvato, anche, solo parzialmente, la gamba. In rosa c’è, adesso, Nairo Quintana e se di illusione si tratterà lo potremo scoprire domani o, meglio ancora, domenica quando, al termine della cronometro, la corsa incoronerà il suo centesimo re. 

Le polemiche della vigilia lasciano spazio alla gara ed il fiato diventa fondamentale risparmiarlo, specie, tra i tornanti alpini. A cento chilometri dalla bandiera a scacchi, sfruttando l’attimo di esitazione di Dumoulin, Movistar e Bahrain Merida, lanciano il guanto di sfida. E’ un assaggio, ma rende l’idea di ciò che sarà. Tornati a ranghi compatti, va via la fuga decisiva e, parallelamente, comincia la partita a scacchi tra gli uomini di classifica. La situazione si infiamma ai piedi dell’ultima asperità. L’olandese, leader della generale, fatica tremendamente a reggere il ritmo e, malgrado gli sforzi, non riesce a stare con i migliori, anch’essi, tuttavia, troppo stanchi per imprimere una stoccata a questo punto letale. 
Nibali e Quintata giungono appaiati, poco prima la linea, tra i grandi, l’avevano tagliata nell’ordine Pinot, Pozzovivo e Zakarin.

A loro la farfalla di Maastricht cederà più di un minuto, allo scalatore colombiano anche un simbolo del primato estremamente vacillante. Al condor l'arduo compito di metterlo al sicuro, lontano dagli attacchi di uno squalo, più volte dimostratosi autentico professore in materia di strategia e lucidità.

Sezione: Altri Sport / Data: Ven 26 maggio 2017 alle 19:14
Autore: Giovanni Sofia
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